San Calocero di Albenga

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Editore Bolognino editore
Anno marzo 2013
Pagine 95
Formato 11,5 x 18 cm
Isbn 978-88-95704-49-4
Riepilogo

A noi che viviamo ormai nel ventunesimo secolo poco importa se le vicende agiografiche relative ad un santo vissuto nei primi secoli cristiani siano più o meno storiche, o più o meno fantasiose, e tanto care a tutto il medioevo, sin dalle redazioni di quelle passioni in alcuni punti così marcatamente esagerate di miracoli avvenuti durante crudeli supplizi, manco se queste vittime così orrendamente martoriate avessero avuto la possibilità di rigenerazione come l’araba fenice. Questo vezzo perdurò anche dopo il Mille e per tanto tempo ancora, nel ritoccare, ampliare, inserire nuovi fatti, che certamente non hanno reso un buon servizio alla verità storica…

Tenace il vincolo che stringe lo studioso Guido Forneris alla figura del martire Calocero, tentando egli di proporre, dalle pagine del presente volume, ulteriore approfondimento, riflessione dotta e puntuale in relazione ad un culto e ad una devozione che vollero Calocero patrono della città di Albenga: icona di una fede indomita e luminosa , nei secoli bui della persecuzione cristiana: sigillo di nervi e sangue, d’una testimonianza che fu di fede come di virtù eroica… Così sebbene agli albori del cristianesimo il lemma Santo indicasse qualsiasi individuo spiritualmente vivo, in quanto consacrato mediante il battesimo, e incamminato sulle orme di Cristo, secondo i precetti delle Scritture con il tempo venne indicando i cristiani uccisi per la propria fede, i martiri appunto, a testimoniare come, davvero, quella cristiana sa vocazione alla santità. Emblematica l’esortazione alla testimonianza espressa nelle parole di Pietro:” Non vi sgomentate per paura di loro, nè vi turbate, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi…”

E nel professare quella fede, l’Apostolo invoca “dolcezza e rispetto” , poi che dolcezza e rispetto sono segni di vera forza, come lo stesso perdono dato ai persecutori, cifra tersa di santità, quella stessa di che s’intrise, rubra di sangue, la zolla ingauna, nel nome Santo di Calocero, vivo ancora nella devozione, come nel culto che la Chieda devotamente tramanda